sabato 6 febbraio 2010

ti senti così.
una piaga purulenta che infetta chi ti tocca di lancinanti dolori.
ti senti così.
un morbo contagioso, senza antidoti o cure, che spande il suo fetido colore giù per le vie.
ti senti così.
un essere da quarantena, senza attrattiva, senza coraggio.
ti senti così.
un virus letale, e tutti con le mascherine lì a guardarti, a dirti cosa fare, cosa prendere, come guarire.
ti senti così.
una fiaba senza fine, interrotta al momento del dolore.
ti senti così,
e scalci perchè nessuno ti dica cosa fare, come fare, perchè fare.
E' faticoso essere perfetti.

martedì 2 febbraio 2010

una sera getterai via questo fottuto telefonino, ormai protesi di una mano stanca.
una sera smetterai di scaldarti i piedi con le dita affusolate e l'alito che sa di sofficini findus.
una sera non dovrai guardar da solo i telefilm polizieschi in tv e chiederti quale sia il filo conduttore.
una sera avrai altro da sedurre che le tue coperte, sempre troppo esigue.


una sera potrai parlare con me guardandomi negli occhi, litigare forse, forse urlare, ma comunque avendomi a portata di schiaffo.
una sera ci sarà questa donna a tener i piedi freddi sotto le sue gambe tornite e mai sottili. e ti cucinerà le sue polpette speziate, o quella torta alla nutella di cui ti sei ingozzato qualche giorno fa. e riderai di te. e di lei. coi baffi di cioccolata.
una sera guarderai telefilm insulsi con la tua donna e ti spiegherà lei perchè li stai guardando. (perchè la ami, e a lei piaccono tutti i telefilm possibili e immaginabili.)
una sera le coperte ti staranno strette perchè sarai madido di sudore, scopando con la tua donna, poco prima di crollare nel letto stremato ed addormentarti come un bambinetto.


una sera...
per questo vale la pena restare.
forse